Questo contributo è stato scritto per la Webconference internazionale L’Atlas des Patois Valdôtains: regards croisés/sguardi incrociati – Presentazione del primo volume, link (Università della Valle d'Aosta | Université de la Vallée d'Aoste, 06/05/2021). |
La "particolar combinazione" delle aree lessicali1
Il presente contributo vuole contestualizzare alcuni lessotipi dell'APV/1 nello spazio linguistico alpino; la cornice geolinguistica della presentazione viene fornita dalla cartina interattiva di VerbaAlpina alla quale tali lessotipi sono stati integrati. Va detto, tra parentesi, che questo progetto si basa su una geolinguistica delle singole forme dialettali, ossia delle varianti,, e non intende descrivere interi dialetti, cioè le varietà (geolinguistica plurilingue). L'APV/1 focalizza un campo onomasiologico ben determinato e piuttosto ristretto (Le lait et les activités laitières). Ciononostante i tipi lessicali documentati rappresentano diversissime aree di diffusione che si intersecano nello spazio linguistico valdostano. Ogni area apre un orizzonte storico particolare permettendo quindi l'accesso agli strati particolari del continuum dialettale. Ovviamente non si tratta di una costellazione straordinaria ma prototipica, perché qualsiasi regione di partenza, senza escludere le isole, fornirebbe un risultato simile. Il lessico regionale non si costituisce infatti da aree congruenti ma, per dirla con le parole di Ascoli 1876 (p. 386), da una "particolar combinazione".
Area di diffusione valdostana: il tipo (germanico?) guieppé
Proprio i lessotipi endogeni sono forse meno frequenti. Un esempio pare essere guieppé ‘mungere’, come suggerisce la mappa di VerbaAlpina:
Per l'etimologia poco chiara si veda il commento nel LexiconAlpinum di VerbaAlpina (link).Area francoprovenzale: il tipo romanzo latticello
Ugualmente rari sono i tipi che marcano la zona detta francoprovenzale; un esempio idoneo è la designazione del concetto LATTE con un diminutivo (cf. valdostano lasé) come fa notare la mappa di VerbaAlpina:
Tuttavia, l'attestazione isolata nel dipartimento della Drôme, cioè in zona provenzale, indica che i tipi lessicali documentati sono spesso diffusi in aree più ampie.Area delle Alpi occidentali: il tipo (gallico?) *brottiare
Spesso, l'area si estende verso sud e comprende oltre alla Valle d'Aosta le Alpi Occidentali e Marittime dove si parlano dialetti occitani; questa costellazione geolinguistica viene illustrata dal tipo brossa che designa in VdA "le premier affleurement pendant la fabrication du sérac", ossia LE PARTICELLE D'ALBUMINA, CHE AFFIORANO DOPO LA SECONDA SEPARAZIONE RISCALDANDO IL SIERO DI LATTE; a questo proposito, si veda la mappa di VerbaAlpina:
Molto probabilmente il tipo è più diffuso verso ovest nella Francia meridionale (cf. FEW, Link). Si noti che il nome di un formaggio fresco (di pecora) tipico della Corsica, corso brocciu, appartiene sicuramente allo stesso tipo; forse è stato importato sull'isola con il ligure durante il periodo genovese dell'isola.Secondo il FEW si tratterebbe di un germanismo identificato con una forma gotica ricostruita, *brukja, che si spiegherebbe morfologicamente come diminutivo di un gotico gabruka ‘pezzo’ (cf. ted. Bruch), sost. deverbale, derivato da un verbo per ROMPERE (ted. brechen, ingl. to break). Effettivamente, la forma tedesca corrispondente, cioè Bruch, è legata semanticamente alla lavorazione del latte perché nei dialetti alpini tedeschi porta il significato di 'cagliata' (cf. la mappa di VerbaAlpina). Nel caso di una sola attestazione della Svizzera tedesca il significato è identico a quello valdostano (cf. la mappa di VerbaAlpina). Va detto che i questionari di molti atlanti non presentavano domande relative a questo concetto e, di conseguenza, VerbaAlpina dispone solamente di poche attestazioni tedesche fornite dagli utenti della piattafoma di crowdsourcing (poi confermate dal dizionario dei dialetti svizzeri tedeschi (Idiotikon, link). Comunque la diffusione geolinguistica non è un argomento a favore di un'origine gotica; pare invece più plausibile la proposta dell'etimologia gallica *brottiare ‘coagulare’ lanciata dal GPSR (2, 822 e 833) e difesa anche dall’APV/1 (139).
Area panalpina
Il tipo latino excocta
Tutta la zona alpina faceva parte dell' impero romano; quindi non sorprende la diffusione panalpina di alcuni tipi latini. Va citato lat. *excocta ‘scotta’ . Non è molto chiaro perché Meyer-Lübke abbia assegnato un asterisco a questo etimo (REW, 2977); il verbo excoquere è bene attestato in latino (cf. Georges, link) e il suo significato spiega facilmente le accezioni associate alle forme attuali. Il participio nominalizzato (fem. excocta) rappresenta in ogni caso un esempio prototipico del lessico alpino (cf. 'voci alpine') perché risponde ai tre criteri seguenti:
(1) Delle forme corrispondenti esistono in tutte le tre famiglie linguistiche alpine (romanza, germanica, slava); nelle aree germanizzate e/o slavizzate esse sembrano risalire al sostrato latino-romanzo.
(2) Le forme corrispondenti sono esclusivamente dialettali; si veda la mappa di VerbaAlpina:
(3) Le forme sono rilevanti dal punto di vista etnolinguistico, perché si rifereriscono a tecniche culturali tipicamente alpine, ossia alla caseificazione, e precisamente alla coagulazione del latte, cioè alla separazione dei costituenti liquidi e solidi. Il tipo di base in questione, dunque, secondo il dialetto locale, è associato a parole indicanti i prodotti della prima separazione (siero del latte / formaggio fresco) oppure della seconda separazione (siero del formaggio / ricotta).Ecco la stratigrafia alpina del lessotipo:
romanzo | ted. | sloveno | |
valdost. (é)couette | ita. scotta | dial. Schotte(n) | dial. skuta |
↑ | ↑ | ↑ sostrato ↑ | ↑ sostrato ↑ |
lat. excocta |
Il tipo latino cellarium
Per altri motivi anche il tipo lat. cellarium merita un'osservazione. La seguente cartina di VerbaAlpina illustra la sua diffusione panalpina:
In linea di massima osserviamo la stessa polisemia in tutte e tre le macroregioni (rom., germ, slav.), perché il tipo designa locali, solitamente stanze o casette, che possono trovarsi sopra il livello del suolo (tipo DISPENSA) oppure esse sotterranei (tipo CANTINA)] È possibile che entrambi i significati esistessero già in italiano antico, come suggerisce l'articolo del TLIO, sebbene gli esempi attribuiti al concetto CANTINA (SOTTERANEA), sotto 1.1, non siano evidenti:CELLAIO (2) s.m.
0.1 celaio, cellai, cellaio, cellaiu, cellarii, cellario, cellaro, cellaru, chellaru, chillaru, ciellaio.
[...]
1 Spazio interno destinato allo stoccaggio e conservazione delle derrate alimentari; dispensa.
[1] Doc. fior., 1286-90, [1286], pag. 147.30: It. a uno maestro ke coprio il tecto del cellaio...
[2] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 2, cap. 28, pag. 67.1: sanctu Benedictu iratu commandau ki killu vassellu de vitru uve era lu oglu, fossi gectatu pir la finestra, a zo ki allu chellaru non remanissi cosa pir inobediencia.
[3] Stat. cass., XIV, pag. 100.14: Si alcuno fratre i(n) qualu(n)q(ue) labore, i(n)tra la cocina, i(n)tro cellaro, ... voy i(n) qualu(n)che loco fecisse una cosa che no(n) fosse de fare...
1.1 Spazio interno destinato alla conservazione del vino; cantina.
[1] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 1, cap. 9, pag. 23.23:. Lu terzu jornu lu episcopu clamau chillu soy nipoti prestj Constanzu et andaru allu cellaru, et aperseru la porta et trovaru tucti li bucti ky aviano facto conzarj, plinj de vinu...
[2] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 9, pag. 40.19: venendo il tempo della vendemmia comandò a Costanzio prete suo nepote che acconciasse ed apparecchiasse tutti i vasi del cellaro del vescovato.
[3] Doc. orviet., 1339-68, [1354], pag. 143.22: àne a tenere una voticella di vino i(n) nel suo cellaiu del'uopera.
[4] ? Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 185.2: ad onne sala apparecchiao lo cellaro de vino nello cantone.
[4] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 96.2: Hic penus, ni, hic penus, nus, nuj, hoc penus, ris, hoc penu indeclinabile, hoc prontuarium id est lo celaio.
[...]
2 Signif. non accertato.
[1] Bibbia (07), XIV-XV (tosc.), Ger 38, vol. 7, pag. 198.5: entrò nella casa dello re, la quale era sotto lo cellario... || Cfr. Ger, 38.11: «ingressus est domum regis, quae erat sub cellario». (TLIO)
Dal punto di vista storico i due significati non sono equivalenti, perché il secondo pare rappresentare un'innovazione semantica che non è attestata in lat. classico (cf. Georges, link). Anche nel caso del cognato francese cellier il significato CANTINA (SOTTERRANEA) è chiaramente secondario (cf. TLFi, link), sebbene il tipo cellarium sia attestato sulla cartina 203 dell’ALF (DANS LA CAVE) proprio dalla Valle d’Aosta fino ai dialetti della Francia centrale:
Dal punto vista semantico, in tutta la zona romanzofona predomina la FUNZIONE dello spazio, dedicato alla conservazione degli alimenti, in particolare del vino. Nelle Alpi constatiamo invece un’altra specializzazione semantica verso la conservazione del latte e dei latticini che caratterizza i dialetti romanzi e anche tedeschi. Tuttavia, i dialetti tedeschi dell’Austria e della Baviera mostrano una prevalenza semantica diversa, dal momento che le numerose attestazioni si riferiscono solo alla costruzione sotteranea, senza coinvolgere necessariamente l’idea della conservazione degli alimenti. Anche il ted. standard Keller significa solo ‘cantina’, cioè ‘spazio interno sotteraneo’. Lo stesso significato è anche associato alle forme slovene. Questa situazione ci porta allo schema seguente:Dunque, diacronicamente le forme slovene si rivelano essere prestiti del superstrato tedesco durante l'appartenanza dell'odierna Slovenia all'impero asburgico. Non si tratta quindi di prestiti sotrastici dal primo Medioevo. Questa origine viene confermata dalla fonetica, più precisamente dalla [d] epentetica dello sloveno dialettale kelder [kèːu̯dəɾ] che si trova anche in dialetti tedeschi austriaci distanti dalla Slovenia; cf. la mappa di VerbaAlpina link.
La stratigrafia alpina del tipo lat. cellarium si presenta quindi come segue:
romanzo | tedesco | sloveno | |||||
fra. cellier | adstrato → | ita. celliere | valdost. selí |
ita. cella(r)io | Keller | superstrato → | dial. kelder |
↑ | ↑ | ↑ | ↑ sostrato ↑ | ||||
lat. cellarium |
Ringrazio Beatrice Colcuc per la diligente revisione di questo contributo. ↩
Bibliografia
- ALF = Gilliéron, Jules / Edmont, Edmond (1897-1900): l’Atlas linguistique de la France, Paris , Champion. Link
- APV/1 = Favre, Saverio / Raimondi, Gianmario (2020): Atlas des patois valdôtains - Le lait et les activités laitières, Arvier, vol. 1, Le Château
- Ascoli 1876 = Ascoli, Graziadio Isaia (1876): P.Meyer e il franco-provenzale, in: Archivio glottologico italiano, vol. 2, 385-395
- FEW = Wartburg, Walter (1922-1967): Französisches etymologisches Wörterbuch. Eine Darstellung des galloromanischen Sprachschatzes , Basel, vol. 20, Zbinden. Link
- GPSR = Gauchat, Louis (Hrsg.) (1924ff.): Glossaire des patois de la Suisse romande, Genève [u.a.], Droz [u.a.]
- Georges = Georges, Heinrich (1913-1918): Ausführliches lateinisch-deutsches Handwörterbuch. Aus den Quellen zusammengetragen und mit besonderer Bezugnahme auf Synonymik und Antiquitäten unter Berücksichtigung der besten Hilfsmittel ausgearbeitet, Hannover, Hahnsche Buchhandlung. Link
- Idiotikon = (1881 ff.): Schweizerisches Idiotikon. Schweizerdeutsches Wörterbuch, Basel. Link
- REW = Meyer-Lübke, Wilhelm (1935): Romanisches Etymologisches Wörterbuch, 3., vollst. neubearb. Aufl., Heidelberg, Winter. Link
- TLFi = (2004): Trésor de la langue française informatisé, Paris, CNRS Éditions. Link
- TLIO = Beltrami, Pietro G.: Tesoro della lingua italiana delle origini. Link